Mario Corso

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NATO IL 25-08-1941
MORTO IL 20-06-2020
ItaliaFootball pictogram.svgMario Corso è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo centrocampista. Ha legato il proprio nome a quello dell'Inter,...Con la maglia nerazzurra ha collezionato 509 presenze, segnando 94 reti e vincendo quattro campionati nazionali, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Dell'Inter è stato anche allenatore.... 
Pubblicato il 20/06/2020


Postato il 20/06/2020

"Mario era l'unico calciatore che Pelè dichiaratamente avrebbe voluto nel suo Brasile: questo per far capire ai giovani la portata della classe del mio amico" (Massimo Moratti)
infinitamemoria
Mario Corso (Verona, 25 agosto 1941 – Milano, 20 giugno 2020) è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo centrocampista.

Ha legato il proprio nome a quello dell'Inter, nella quale ha militato dal 1957 al 1973 prima di trasferirsi al Genoa, dove ha concluso la carriera nel 1975. Con la maglia nerazzurra ha collezionato 509 presenze, segnando 94 reti e vincendo quattro campionati nazionali, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Dell'Inter è stato anche allenatore nella stagione 1985-1986, subentrando all'esonerato Ilario Castagner e conducendo la squadra al sesto posto finale.

In nazionale italiana giocò 23 partite con 4 reti, senza mai prendere parte ad una rassegna continentale o mondiale.

Candidato per tre volte al Pallone d'oro, si classificò 7º nell'edizione 1964.

È morto a 78 anni il 20 giugno 2020 dopo un breve ricovero in ospedale.

Caratteristiche tecniche
«Siamo stati bravi ma ci ha battuto il piede sinistro di Dio.»
(Il commissario tecnico della nazionale israeliana Gyula Mándi dopo l'incontro Israele-Italia del 15 ottobre 1961[5])
Riconoscibile dai calzettoni arrotolati – come Omar Sívori – e noto per la grande abilità nei calci di punizione, Corso era uno specialista del tiro a foglia morta (gesto tecnico spesso utilizzato, in precedenza, dal brasiliano Didi): calciando con il piede sinistro – usava pochissimo il destro[6] – imprimeva al pallone un improvviso mutamento di traiettoria. Dotato di qualità tecniche, estro e fantasia – che gli valsero il soprannome Mandrake[5] – ma altalenante nelle prestazioni,[8] era abituato a far viaggiare la palla piuttosto che macinare chilometri,[9] tendenza per la quale fu ironicamente ribattezzato «participio passato del verbo correre» da Gianni Brera, che gli rimproverava un eccessivo risparmio di energie; ma non gli facevano difetto la grinta e la combattività.

Di non facile collocazione tattica, vestiva il numero 11, all'epoca riservato alle ali sinistre: tuttavia era più propenso ad agire da «trequartista» ante litteram, spesso allargandosi sul lato destro per poi convergere e concludere a rete; successivamente alcuni esponenti della stampa specializzata avrebbero accostato al suo stile di gioco quelli dei più giovani Evaristo Beccalossi e, a grandi linee, Ryan Giggs.

Carriera
Giocatore
Club

«Quando Suárez era in forma sapevamo di non perdere, ma quando Corso era in forma sapevamo di vincere.»

(Carlo Tagnin, centrocampista dell'Inter dal 1963 al 1965[13])

Nato a San Michele Extra, Verona, iniziò a giocare nell'Azzurra Verona, società del rione di San Giovanni in Valle, per poi trasferirsi all'Audace San Michele, quindi fu scoperto dall'Inter, dove si trasferì il 20 giugno 1958[14] insieme a Mario Da Pozzo e a Claudio Guglielmoni. Prezzo totale dell'operazione nove milioni di lire; a lui settantamila lire al mese.[7] In nerazzurro debuttò a 16 anni e 322 giorni, in una partita di Coppa Italia contro il Como vinta per 3-0 dall'Inter, segnando il gol del 2-0 e diventando il più giovane marcatore interista. Il 23 novembre dello stesso anno esordì in Serie A, nell'incontro vinto per 5-1 contro la Sampdoria.[15] In A segnò la prima rete a 17 anni, 3 mesi e 5 giorni il 30 novembre 1958 nel successo per 3-0 contro il Bologna.[16]

Fu una delle colonne della Grande Inter, spesso determinante,[17] nonostante uno scarso feeling col tecnico Helenio Herrera, che, per incompatibilità di carattere, ne chiedeva ogni anno la cessione scontrandosi col tassativo rifiuto del presidente Angelo Moratti.[8][18] Tra il 1963 e il 1971 vinse quattro scudetti (1963, 1965, 1966 e 1971), due Coppe Campioni e due Coppe Intercontinentali (nel 1964 e 1965). Rimane celebre la rete segnata il 26 settembre 1964, nel terzo incontro tra i nerazzurri e l'Independiente valido per l'Intercontinentale: il suo gol, nel primo tempo supplementare, regalò al club milanese la vittoria e il titolo di campione del mondo.

La sua ultima apparizione con l'Inter è del 17 giugno 1973, in un Inter-Juventus di Coppa Italia (finito 1-1): in quindici stagioni a Milano giocò 502 partite totali e segnò 94 reti.


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