Camillo Olivetti

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NATO IL 13-08-1868
MORTO IL 04-12-1943
Italia Camillo Olivetti è stato un ingegnere e imprenditore italiano, fondatore dell'azienda Olivetti Infinita Memoria ha realizzato questo Memorial, per omaggiare un Uomo che attraverso il merito della sua opera si è distinto, ricoprendo un ruolo importante nella vita sociale culturale del Paese. E’stato quindi doveroso da parte nostra, erigere un monumento alla memoria, la dove poter indirizzare i nostri Infiniti ringraziamenti
Pubblicato il 01/03/2016


Camillo Olivetti (Ivrea, 13 agosto 1868 – Biella, 4 dicembre 1943) è stato un ingegnere e imprenditore italiano, fondatore dell'azienda Olivetti.

Biografia
Nacque nel 1868 in una famiglia di religione giudaica di Ivrea. Il padre era un commerciante di tessuti, impresa che aveva ereditato dagli avi, la madre, Elvira Sacerdoti, originaria di Modena, era figlia di banchieri. Dalla linea paterna, Camillo Olivetti ereditò lo spirito imprenditoriale e l'amore per il progresso, dalla madre una cultura non provinciale e l'amore per le lingue (Elvira ne parlava quattro). Quando Camillo aveva solo un anno, morì il padre. Ad occuparsi di lui fu la madre, che lo affidò al collegio convitto «Calchi Taeggi» di Milano.

Al termine del liceo, si iscrisse al Regio Museo Industriale Italiano (poi Politecnico di Torino dal 1906) e alla Scuola di Applicazione Tecnica, dove frequentò i corsi di elettrotecnica tenuti da Galileo Ferraris. Laureatosi in ingegneria industriale (31 dicembre 1891), Camillo sentì da una parte l'esigenza di perfezionare il proprio inglese e, dall'altra, di fare un'utile esperienza lavorativa. Soggiornò oltre un anno a Londra dove si impiegò in un'industria che produceva strumentazione elettrica, facendo anche il meccanico.

Al suo ritorno a Torino, divenne assistente di Ferraris. Nel 1893 accompagnò negli Stati Uniti il suo maestro, che era stato invitato a tenere una conferenza al Congresso Internazionale di Elettrotecnica di Chicago. Olivetti gli fece da interprete. Insieme visitarono i laboratori Thomas A. Edison al Llewellyn Park, nel New Jersey, dove incontrarono di persona il brillante inventore statunitense. Dopo tale incontro, nel 1893, Camillo scrisse al cognato Carlo da Chicago:

«  13 agosto 1893. (...) Adesso che ti ho dato qualche impressione sulla città, ti dirò come vi ho passato il mio tempo. (…) Il sig Hammer ci condusse a Llewellin Park, distante una mezz'ora di ferrovia da New York a vedere il laboratorio di Edison. Il sig. Edison in persona ci venne a ricevere e fece con noi un po' di conversazione e ci eseguì sul suo fonografo alcuni pezzi di musica. Come vedi ho cominciato presto a far la conoscenza di persone celebri. Edison ha là a Llewellin Park un enorme edificio che come la maggior parte degli edifici industriali e privati di qui è in legno. Là oltre una bellissima biblioteca e un magazzino in cui tiene un po' di tutto ha un enorme laboratorio con una settantina di cavalli di forza motrice, macchine, dinamo elettriche, torni, macchine utensili, un gabinetto completo di fisica ed uno di chimica, un gabinetto fotografico e persino un teatro dove sta facendo esperienze, che pare fino adesso non riescano molto, sul cinematografo. È aiutato da un numero grande di assistenti e qualunque cosa gli salti in mente di costruire lo può fare senza difficoltà. Edison è un bell'uomo, alto e tarchiato dalla faccia napoleonica. È gentile ma essendo piuttosto sordo, e d'altra parte non essendo il prof. Ferraris capace per il momento né di intendere, né di spiegarsi molto in inglese, la conversazione non fu molto animata.(…) »
(Camillo Olivetti, Lettere Americane, Fondazione Adriano Olivetti, 1968-1999)

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