Carlo Carrà

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NATO IL 11-02-1881
MORTO IL 13-04-1966
Italia Carlo Dalmazio Carrà è stato un pittore italiano che aderì al futurismo e poi alla corrente metafisica. Erede della tradizione ottocentesca prende parte a tutte le vicende del rinnovamento artistico dell'epoca nuova, dal Futurismo alla metafisica, dal Novecento, ai Valori plastici.
Pubblicato il 13/04/2019


Carlo Dalmazio Carrà (Quargnento, 11 febbraio 1881 – Milano, 13 aprile 1966) è stato un pittore italiano che aderì al futurismo e poi alla corrente metafisica. Erede della tradizione ottocentesca prende parte a tutte le vicende del rinnovamento artistico dell'epoca nuova, dal Futurismo alla metafisica, dal Novecento, ai Valori plastici.

Biografia
Gli inizi

Figlio di un possidente terriero caduto in disgrazia, apprese i primi accenni dell'arte del disegno da giovane, a soli 12 anni, durante una forzata stabilità a letto a causa di una lunga malattia. Iniziò ben presto a lavorare come decoratore murale a Valenza frequentando nel frattempo le Scuole serali tra cui a Milano negli anni 1904-05 la Scuola superiore d'Arte applicata all'Industria del Castello Sforzesco.” In particolare Carrà allora di professione decoratore murale, frequentatore della Scuola negli anni 1904-05 di ritorno da Parigi e Londra, prima di iscriversi all'Accademia di Brera, vi si distinse (egli stesso lo ricorda nella sua autobiografia) conseguendo il primo premio di decorazione, di lire 500, e quello Noseda di 175 lire”.

Nel 1900, si recò a Parigi durante l'Esposizione Universale, per eseguire le decorazioni di alcuni padiglioni. In visita al Louvre, si entusiasmò di alcuni pittori, quali Delacroix, Gèricault, Manet, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Claude Monet, Gauguin. A Londra, invece, si appassionò alle opere di John Constable e William Turner. In questo periodo cominciò a interessarsi di politica, intrattenendo rapporti con gruppi anarchici che interruppe però ben presto.

Trovatosi per caso nel corso del funerale dell'anarchico Galli, ucciso dal custode della fabbrica che picchettava nel corso dello sciopero generale del 1904, e pur essendo di destra e successivamente apertamente fascista ne rimase profondamente colpito, e cominciò a disegnare alcuni bozzetti, che anni più tardi sfoceranno nell'opera Il funerale dell'anarchico Galli. Solo nel 1906 entrò all'Accademia di Brera, come allievo di Cesare Tallone. Qui incontrò alcuni giovani artisti destinati a essere protagonisti sulla scena artistica italiana: Bonzagni, Romani, Sbardella, Valeri e Umberto Boccioni.

Breve esperienza divisionista: è difatti nel divisionismo che Carrà scorge i fermenti più vivi di rivolta al clima provinciale della pittura italiana di quegli anni. Nel 1909, con la pubblicazione del Manifesto del futurismo, a firma di Filippo Tommaso Marinetti, rivolto ai giovani artisti dell'epoca per esortarli ad adottare un nuovo linguaggio espressivo, nasce il nuovo movimento del Futurismo, cui aderiscono Carrà e altri artisti, fra cui i pittori Gino Severini e Giacomo Balla.

Negli anni quaranta insegna pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Suoi allievi sono stati Giuseppe Ajmone e Oreste Carpi.


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