Emanuela Setti Carraro

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NATA IL 09-10-1950
MORTA IL 03-09-1982
Italia Emanuela Setti Carraro è stata un'infermiera italiana, moglie del generale-prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa. Meno di due mesi dopo il matrimonio, il 3 settembre 1982, a soli 31 anni, rimase vittima dell'attentato mafioso in cui vennero uccisi il marito e l'agente di scorta Domenico Russo.

Medaglia d'oro al merito della Croce Rossa Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro al merito...
 
 
Pubblicato il 03/09/2015


Postato il 03/09/2024

Se potessi rivederti tra un anno farei tanti gomitoli di mesi. Se l’attesa fosse di secoli li conterei sulla mano. E se sapessi che finita questa vita, la mia e la tua proseguiranno insieme , getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l’eternità (Emily Dickinson)
Infinita Memoria
Postato il 03/09/2023

Se potessi rivederti tra un anno farei tanti gomitoli di mesi. Se l’attesa fosse di secoli li conterei sulla mano. E se sapessi che finita questa vita, la mia e la tua proseguiranno insieme , getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l’eternità (Emily Dickinson)
Infinita Memoria
Postato il 03/09/2022

Se potessi rivederti tra un anno farei tanti gomitoli di mesi. Se l’attesa fosse di secoli li conterei sulla mano. E se sapessi che finita questa vita, la mia e la tua proseguiranno insieme , getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l’eternità (Emily Dickinson)
Infinita Memoria
Postato il 03/09/2021

Se potessi rivederti tra un anno farei tanti gomitoli di mesi. Se l’attesa fosse di secoli li conterei sulla mano. E se sapessi che finita questa vita, la mia e la tua proseguiranno insieme , getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l’eternità (Emily Dickinson)
Infinita Memoria
Postato il 03/09/2020

Se potessi rivederti tra un anno farei tanti gomitoli di mesi. Se l’attesa fosse di secoli li conterei sulla mano. E se sapessi che finita questa vita, la mia e la tua proseguiranno insieme , getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l’eternità (Emily Dickinson)
Infinita Memoria
Postato il 03/09/2018

“Una lacrima per i defunti evapora. Un fiore sulla loro tomba appassisce. Una preghiera per la loro anima la raccoglie Iddio” (infinitamemoria)
Infinita Memoria
Postato il 10/05/2018

Il tuo ricordo non svanirà mai!!!
Fabrizio Negro
Postato il 03/09/2017

Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio. (Papa Francesco)
Infinita Memoria
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Emanuela Setti Carraro (Borgosesia, 9 ottobre 1950 – Palermo, 3 settembre 1982) è stata un'infermiera italiana, moglie del generale-prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa.
Meno di due mesi dopo il matrimonio, il 3 settembre 1982, a soli 31 anni, rimase vittima dell'attentato mafioso in cui vennero uccisi il marito e l'agente di scorta Domenico Russo.

Note biografiche
Nata a Borgosesia, in provincia di Vercelli nel 1950, da famiglia della "borghesia buona" milanese, figlia di Maria Antonietta Carraro, vedova Setti, che fu capogruppo di crocerossine durante la seconda guerra mondiale e nella Repubblica Sociale Italiana. Emanuela seguì l'impegno materno e si diplomò come infermiera all'Ospedale Principessa Iolanda di Milano per divenire volontaria della Croce Rossa Italiana. I fratelli sono il medico Paolo Giuseppe Setti Carraro e il mercante d'arte Giovanni Maria Setti Carraro.
Divenne moglie del generale-prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa (vedovo dal 1978), il 10 luglio 1982, dopo molte titubanze da parte di Dalla Chiesa, a causa della differenza di età (30 anni), e superate solo dalla convinzione e determinazione di Emanuela. Il matrimonio venne celebrato, in forma privata, in una chiesetta a Ivano-Fracena in Trentino.
Nei pochi mesi trascorsi a Palermo, fu l'unica persona che il prefetto-generale ebbe al suo fianco.

La sera di venerdì 3 settembre 1982, alle ore 21.15, ora dell'agguato mortale a Palermo, la donna era alla guida della sua A112 con a fianco il marito, i loro corpi furono rinvenuti crivellati di colpi, con il generale che l'abbracciava come in un disperato tentativo di farle scudo con il proprio corpo. La ricostruzione indicherà che fu la prima ad essere colpita dal sicario. Dopo le raffiche di kalashnikov contro la vettura, il sicario scese dalla sua motocicletta, girò attorno alla vettura e con una pistola le sparò un colpo di grazia alla testa.
Pur non essendo la prima donna vittima della mafia, a quel tempo, la sua morte suscitò molte riflessioni sull'evoluzione della pratica mafiosa, che aveva ormai abbandonato la regola "d'onore" di non uccidere le donne.

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