Arturo Toscanini (Parma, 25 marzo 1867 – New York, 16 gennaio 1957) è stato un direttore d'orchestra italiano
Considerato uno dei più grandi direttori di ogni epoca per l'omogeneità e la brillante intensità del suono, la fenomenale cura dei dettagli, l'instancabile perfezionismo e la memoria visiva prodigiosa, viene ritenuto in particolare uno dei più autorevoli interpreti di Verdi, Beethoven, Brahms e Wagner.
Fu uno dei più acclamati musicisti della fine del XIX e della prima metà XX secolo, acquisendo fama internazionale anche grazie alle trasmissioni radiofoniche e televisive e alle numerose incisioni come direttore musicale della NBC Symphony Orchestra.
Biografia
Nato da Claudio Toscanini e Paola Montani, vinse una borsa di studio al conservatorio della sua città, dove studiò violoncello e composizione, diplomandosi nel 1885. L'anno successivo si unì come violoncellista all'orchestra di una compagnia operistica, con la quale girò il Sudamerica. In Brasile il direttore Leopoldo Miguez abbandonò l'orchestra, e dichiarò ai giornali che la sua decisione era stata causata dal comportamento degli orchestrali italiani. Il suo sostituto, Carlo Superti, doveva dirigere l'
Aida a Rio de Janeiro, ma fu pesantemente contestato dal pubblico, non riuscendo neanche a dare l'attacco all'orchestra. Toscanini, incitato da alcuni colleghi strumentisti, prese la bacchetta al suo posto ottenendo un grande successo e iniziando così la carriera di direttore nel 1886, a soli 19 anni.
Iniziò a collaborare con il Teatro alla Scala di Milano nel 1898. Alla Scala fece pressione per riformare il modo di rappresentare l'opera, ottenendo nel 1901 quello che ai tempi era il sistema di illuminazione scenica più moderno e nel 1907 una fossa per orchestra. Insistette per abbassare le luci durante la rappresentazione. Come scrisse il suo biografo Harvey Sachs: "egli credeva che una rappresentazione non potesse essere artisticamente riuscita finché non si fosse stabilita una unità di intenti tra tutti i componenti: cantanti, orchestra, coro, messa in scena, ambientazione e costumi".
Nel 1908 si dimise dalla Scala e fu invitato a dirigere presso il teatro del Metropolitan di New York, venendo molto contestato per la sua decisione di abbandonare l'Italia. Proprio durante tale esperienza Toscanini comincerà a considerare gli Stati Uniti come la sua seconda patria.
Rientrato in Italia allo scoppio della Grande Guerra, si esibì esclusivamente in concerti di beneficenza, non guadagnando così nulla. Nel 1916 diresse una banda sul Monte Santo, appena conquistato durante la battaglia dell’Isonzo, per cercare di tranquillizzare ed allietare gli animi dei combattenti dopo i violenti massacri; per questo venne decorato con una medaglia d’argento al valor civile. In una di queste occasioni strinse una fraterna amicizia con Gabriele d'Annunzio, incontrato nella città di Fiume nel 1920, che il poeta aveva occupato con i suoi legionari perché contesa dagli slavi e dal governo italiano. D'Annunzio scrisse a Toscanini: "Venga a Fiume d'Italia, se può. È qui oggi la più risonante aria del mondo e l'anima del popolo è sinfonia come la sua orchestra".
Subito dopo la fine della guerra mondiale, nel giro di pochissimi anni si impegnò nella riorganizzazione dell'orchestra scaligera (con la quale era tornato a collaborare), che trasformò in ente autonomo.
Fu un forte oppositore del fascismo e del nazismo. Infatti, dopo un'iniziale condivisione del programma fascista del 1919 (per altro di sinistra e repubblicano), che lo aveva portato a candidarsi, passò progressivamente all'antifascismo già prima della marcia su Roma e divenne una voce critica e stonata nella cultura omologata al regime, riuscendo a mantenere, grazie all'enorme prestigio internazionale, l'orchestra della Scala sostanzialmente autonoma; al riguardo si rifiutò di dirigere la prima di Turandot, dell'amico Puccini, se Mussolini fosse stato presente in sala. Il 14 maggio 1931, al teatro Comunale di Bologna, dove doveva dirigere un concerto in memoria di Giuseppe Martucci, si rifiutò di eseguire Giovinezza e l'Inno Reale al cospetto di Ciano e Arpinati e venne perciò aggredito e schiaffeggiato da una "camicia nera" nei pressi di un ingresso laterale del teatro, venendo poi spintonato a terra. L'aggressione subita fu alla base della sua rinuncia a dirigere orchestre in Italia fin quando il fascismo e la monarchia non fossero finiti.
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