Giorgio Almirante (Salsomaggiore Terme, 27 giugno 1914 – Roma, 22 maggio 1988) è stato un politico italiano.
Storico segretario del Movimento Sociale Italiano, partito politico di destra, di cui è stato uno dei fondatori nel dicembre 1946 insieme ad altri reduci della Repubblica Sociale Italiana (come Pino Romualdi) ed ex esponenti del regime fascista (come Augusto De Marsanich).
Origini familiari e primi anni di vita
Giorgio Almirante apparteneva a una famiglia di origine nobiliare molisana: gli Almirante erano stati dal 1691 i duchi di Cerza Piccola.
Molti suoi parenti erano attori. Il padre, Mario Almirante, fu attore e direttore di scena delle compagnia di Eleonora Duse e di quella di Ruggero Ruggeri, e in seguito regista del cinema muto. Il nonno Nunzio Almirante era anch'egli attore, e fratelli del padre erano anche gli attori Ernesto, Giacomo, Luigi. Era parente anche di Italia Almirante Manzini, attrice del cinema muto. A causa proprio del lavoro paterno, Giorgio Almirante visse i primi 10 anni di vita in giro per l'Italia. La sua famiglia si stabili infine prima a Torino e poi a Roma. Almirante stesso lavorò in ambito cinematografico, come direttore del doppiaggio di diversi film, tra cui Luci della ribalta.
Nell'Italia Fascista
Gli studi e gli esordi su Il Tevere
Parallelamente agli studi, compiuti a Torino presso il Liceo Classico Vincenzo Gioberti, iniziò la sua carriera come cronista presso il quotidiano fascista Il Tevere. Nel 1937 Almirante si laureò in lettere con una tesi sulla fortuna di Dante Alighieri nel Settecento italiano con l'italianista Vittorio Rossi. La collaborazione con Il Tevere proseguì fino a divenirne caporedattore e terminò nel 1943 con la chiusura del quotidiano.
La collaborazione
Firmatario nel 1938 del Manifesto della razza, dal 1938 al 1942 collaborò alla rivista La difesa della razza come segretario di redazione.
Allo scoppiare della seconda guerra mondiale Giorgio Almirante fu arruolato, combattendo nella Campagna del Nordafrica.
Nella Repubblica Sociale Italiana (RSI)
Il 3 settembre del 1943 venne firmato l'Armistizio di Cassibile reso noto l'8 settembre. Alla creazione della Repubblica Sociale Italiana Giorgio Almirante passò a Salò, arruolandosi nella Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di capomanipolo. Successivamente, dopo aver ricoperto il ruolo di Capo di Gabinetto del Ministro della Cultura Popolare di Mussolini passò al ruolo di tenente della brigata nera dipendente sempre dal Minculpop. In questa veste, al pari delle altre camicie nere, si impegnò nella lotta ai partigiani in particolare in Val d'Ossola e nel grossetano. Qui, il 10 aprile 1944, apparve un manifesto firmato da Almirante in cui si decretava la pena della fucilazione per tutti i partigiani (definiti "sbandati", all'interno del manifesto) che non avessero deposto le armi e non si fossero prontamente arresi. Nel 1971 il manifesto - ritrovato nell'archivio comunale di Massa Marittima, pubblicato da l'Unità il 27 giugno 1971 e poi riconosciuto come autentico in sede giudiziale - susciterà roventi polemiche per via della feroce repressione antipartigiana compiuta dai fascisti in quelle zone: a titolo di esempio basti ricordare che nella sola frazione di Niccioleta, a Massa Marittima, tra il 13 e il 14 giugno 1944 vennero fucilati 83 minatori.
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