Fausto Gresini

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NATO IL 23-01-1961
MORTO IL 23-02-2021
IlmorX3-003.png Italia Fausto Gresini (Imola, 23 gennaio 1961 – Bologna, 23 febbraio 2021) è stato un pilota motociclistico e dirigente sportivo italiano due volte campione del mondo nella classe 125 (1985 e 1987). Ritiratosi alla fine della stagione 1994, fondò il team Gresini Racing, di cui è stato anche manager.
Pubblicato il 23/02/2021


Postato il 23/02/2021

"Ciao Fausto". Così il Team Gresini annuncia la morte dell'ex pilota e manager della scuderia che porta il suo nome.
infinitamemoria
Fausto Gresini (Imola, 23 gennaio 1961 – Bologna, 23 febbraio 2021) è stato un pilota motociclistico e dirigente sportivo italiano due volte campione del mondo nella classe 125 (1985 e 1987).

Ritiratosi alla fine della stagione 1994, fondò il team Gresini Racing, di cui è stato anche manager.

Carriera?
Pilota

Esordì nel motomondiale partecipando al GP delle Nazioni del 1982, che non conclude a causa di un ritiro.

Nel 1983 corre l'intero campionato con la MBA nella classe 125. I 37 punti ottenuti in classifica generale non convinsero la sua squadra che l'anno successivo lo cedette alla Garelli, con cui Gresini vinse il suo primo Gran Premio, in Svezia, giungendo terzo nella classifica generale (davanti a lui Ángel Nieto ed Eugenio Lazzarini) con 51 punti complessivi.

Fausto Gresini, che nella sua carriera ha sempre corso nella 125, vinse il suo primo titolo mondiale nel 1985: tre vittorie (in Austria, Belgio e San Marino), cinque pole position e 109 punti conquistati. L'anno seguente si aggiudicò quattro GP (in Spagna, Europa, Svezia e Germania), ma fu superato di sole 12 lunghezze da Luca Cadalora, che si laureò campione del mondo.
Nel 1987 Gresini si prese la rivincita: vinse 10 delle 11 gare in calendario (tutte tranne quella in Portogallo, in cui ebbe una foratura mentre era largamente in testa) e ridivenne campione della 125 dopo aver collezionato 150 punti. Nel 1988 un infortunio lo tenne lontano dalle piste, causandogli la perdita della competitività in gara. Poco dopo la fine della stagione maturò il divorzio dalla Garelli, che aveva già provveduto a trovargli un sostituto.

Nel 1989 si trasferì all'Aprilia: con l'altra casa italiana fece una stagione anonima, corredata dal 5º posto in classifica generale con 102 punti. Nel 1990 passò alla Honda, con cui ebbe un altro brutto infortunio a seguito di una caduta: si limitò quindi a fare il secondo di Loris Capirossi, che in quell'anno riuscì a vincere il mondiale. Nel 1991 invece i due lottarono senza strategie di squadra, ma fu ancora Capirossi a conquistare il primo posto in classifica generale, distanziando Gresini di 19 lunghezze (200 punti a 181; in quell'anno Gresini vinse le gare svoltesi in Italia e Austria).

Nel 1992 Gresini arrivò ancora una volta secondo in classifica generale, dopo aver vinto una prova in Gran Bretagna e aver collezionato 118 punti. Le sue ultime due stagioni da pilota (1993 e 1994), disputate sempre con la Honda e sempre in 125, videro un Gresini sempre fuori dal podio. Poco prima dell'inizio della stagione 1995 annunciò il suo ritiro dall'agonismo.

Dirigente
Dopo il ritiro dalle competizioni fondò nel 1997 un team motociclistico, il Gresini Racing, che tuttora disputa le gare del motomondiale. Come team manager del team, vinse tre titoli iridati nelle categorie minori: nella classe 250 col giapponese Daijiro Kato nel motomondiale 2001, con Toni Elias nella stagione 2010 in Moto2 e nel 2018 con Jorge Martín in Moto 3. Con il suo team partecipò ininterrottamente nella classe regina della MotoGP dal 2002 al 2020 (fino al 2014 con la Honda, dal 2015 con l'Aprilia) e le migliori stagioni in assoluto furono il 2004 e il 2005, chiuse al secondo e terzo posto iridato con Sete Gibernau, Colin Edwards e Marco Melandri.

Il 27 dicembre 2020 venne ricoverato all'Ospedale Maggiore di Bologna a causa dell'aggravarsi delle sue condizioni fisiche dopo aver contratto il COVID-19. Dopo un iniziale miglioramento, il 18 febbraio 2021 le condizioni peggiorarono improvvisamente, costringendo i medici a nuova sedazione e terapie per combattere una grave infiammazione polmonare. Muore il 23 febbraio a 60 anni.


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