Antonio Ayroldi (Ostuni, 10 settembre 1906 – Roma, 24 marzo 1944) è stato un ufficiale e partigiano italiano.
Biografia
Nel 1925 entravo nell’Regio Esercito a Roma, come allievo sottufficiale dell’8º reggimento del Genio, specialità telegrafisti. Già nel’anno divenne caporale, la sua prima promozione. Fece una rapida carriera ed è stato nominato tenente nell'anno 1933. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, Ayroldi era impiegato nel Comando del XX Corpo d’armata e fu inviato in Libia. Poi partecipò alle operazioni in Africa settentrionale dal febbraio del ‘41 al dicembre del ‘42. È stato onorato per i suoi meriti sul fronte con la Croce di guerra al valor militare e con la Croce di ferro tedesca. Diviene finalmente maggiore e torna a Roma per servire allo stato maggiore del Regio Esercito. Durante il suo servizio, ha sempre assistito finanziariamente la sua madre ed i fratelli minori. Secondo A.N.P.I. Brindisi lui era sposato e padre di un figlio.
Durante le battaglie in Africa maturarono le sue convinzioni antifasciste, come scrisse nelle lettere alla famiglia. Perciò, dopo l’8 settembre del 1943 non si arruolò nell’esercito della Repubblica Sociale ma si nascondeva per qualche tempo nella clinica Bianca Maria in via Guido d'Arezzo 22. A novembre collegatosi con la Fronte clandestino di Montezemolo. Nella banda militare comandata dal colonnello Ezio De Michelis lui organizzò una rete di informazioni a Roma e teneva i contatti con le bande dei Castelli e del Lazio Sud. One dei suoi compiti era anche di trasportare documenti, armi e munizioni. Il 2 marzo 1944, durante un incontro con tre partigiani, viene scoperto dalle SS ed arrestato. I partigiani arrestati erano rinchiusi nel carcere delle SS in via Tasso. Ayroldo viene interrogato e torturato. Infine Il 24 marzo viene condotto su di un autocarro alle Fosse Ardeatine. È stato fucilato nell'Eccidio delle Fosse Ardeatine dalle forze Naziste.
In tutto, 335 uomini venivano uccisi in questo luogo.
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