Giuseppe Di Vittorio (Cerignola, 11 agosto 1892 – Lecco, 3 novembre 1957) è stato un politico, sindacalista e antifascista italiano. Fra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del secondo dopoguerra italiano, a differenza di molti altri sindacalisti non aveva origini operaie ma contadine, nato in una famiglia di braccianti, il gruppo sociale più numeroso alla fine dell'ottocento in Puglia.
Biografia
Gli anni giovanili
Figlio di braccianti agricoli che lavoravano la terra dei marchesi Rubino-Rossi di Cerignola. Costretto a fare il bracciante, a causa della morte del padre per un incidente sul lavoro nel 1902, dopo avere appena imparato a leggere e scrivere sommariamente, teneva un quaderno in cui annotava termini ignoti che udiva, mettendo da parte faticosamente i soldi per acquistare un vocabolario. Già negli anni dell'adolescenza, a 12 anni circa, aveva iniziato un'intensa attività politica e sindacale con Aurora Tasciotti; inizialmente di idee anarchiche, passò poi al socialismo, e a 15 anni fu tra i promotori del Circolo giovanile socialista della città, mentre nel 1911 passò a dirigere la Camera del Lavoro di Minervino Murge.
Famiglia
Di Vittorio si sposò due volte: la prima con Carolina Morra, sindacalista e bracciante di Cerignola, dalla quale ebbe i figli Baldina (1920-2015) poi curatrice della Fondazione Di Vittorio, e Vindice (1922-1974) nato mentre i fascisti assaltavano la Camera del Lavoro, poi partigiano nella Resistenza spagnola; dopo essere rimasto vedovo, a Parigi nel 1935, si risposò nel 1953 con la giovane giornalista Anita Contini, conosciuta negli anni '40 e che aveva trent'anni meno di lui.
Di Vittorio sindacalista
Al centro dei problemi del lavoro c'era allora in Italia, come oggi, la questione meridionale. Nel 1912 Di Vittorio entrò nell'Unione Sindacale Italiana, arrivando in un anno nel comitato nazionale. Così come alcuni membri del sindacalismo rivoluzionario egli fu "interventista" riguardo alla prima guerra mondiale, a detta di Randolfo Pacciardi, smentito da Di Vittorio stesso in un'intervista a Felice Chilanti.
Di Vittorio, a cui amici ed avversari riconobbero unanimi un grande buonsenso ed una ricca umanità, seppe farsi capire, grazie al suo linguaggio semplice ed efficace, sia dalla classe operaia, in rapido sviluppo nelle città, sia dai contadini ancora fermi ai margini della vita economica, sociale e culturale del Paese. Lui stesso era un autodidatta, entrato nella lotta sindacale e politica giovanissimo, inizialmente come socialista e successivamente come comunista, dal 1924, tre anni dopo la scissione di Livorno del 1921.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Continua a Leggere
it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Di_Vittorio