Carmine Palermo nacque il 25 Novembre del 1930 in un Casale in località Contrada Porcini di Scurcola Marsicana (AQ) e morì nella notte del 30 Gennaio 2015 alle ore 1.20 nel Presidio Ospedaliero di Pescina (AQ) a causa di una complicanza legata ad un male incurabile che lo attanagliava sin dai primi anni del 2000. All’età di 12 anni perse entrambi i genitori e così fu mandato nel Collegio di Città di Castello (PG) proprio in pieno periodo Seconda Guerra Mondiale, dove conobbe la fame ed il sacrificio sotto l’occupazione nazifascista. Cresciuto negli ideali fascisti, era comunque un uomo semplice, sincero, onesto e giusto, che appariva alle volte austero e menefreghista, ma aveva comunque un gran cuore cresciuto attraverso i valori veri della vita come la dignità, la famiglia, il lavoro che più volte ha confessato lui stesso di amare, perché lo rendeva fiero di sé stesso, ma più di tutto amava la sua famiglia rappresentata da sua moglie Maria Concetta, le due figlie Carla e Stefania nonché i suoi tre nipoti per i quali un amore speciale: Alessio, Andrea e Simone.
Adorava fare lunghe passeggiate a piedi con il sottoscritto intorno agli anni ‘90 per i Colli di Scurcola, luoghi dove parlavamo ininterrottamente della necessità di ricreare il rapporto Uomo-Natura perduto a causa della Globalizzazione e su questo aspetto ricordo una frase bellissima che mi disse e che mi porterò dentro per sempre: “Alessio, guardati attorno, hai notato che le campagne sono sempre più deserte? Oggi si tende ad inseguire carriere di manager nel mondo dell’industria perché vogliono i soldi facili e non ci pensano più a coltivare la terra, ma io sono certo che un giorno molte persone torneranno di nuovo a lavorare i campi, perché l’uomo non può vivere senza agricoltura, essa stessa ci dà da mangiare. Credimi, è solo questione di tempo e vedrai accadrà.” Una frase profetica che conquistò il mio cuore di bambino che già dall’età di 6 anni adorava la natura, gli animali e le piante, proprio come lui che riteneva io sia stato la sua nemesi al punto di chiamarmi Carminuccio, ecco perché lo veneravo e lo venero tutt’ora! Amante della bicicletta, la riscoprì dagli anni 2000 in poi e nonostante nel 2003 gli furono asportati i due terzi del polmone destro causa una macchia neoplasica, lui comunque continuò ad andare in bici per il suo giro preferito di 12 km, quello dei Colli di Scurcola passando per la stazione ferroviaria del paese, il bivio con la Diga di Corcumello, il Casale di Renzo e ritorno per Via delle Paranze, meglio nota come zona "Le Cine Sante" in dialetto locale.
Io oggi me lo immagino che sia seduto su una sedia a sdraio in un’altra Dimensione Spazio-Tempo nel nostro Universo a contemplare il paesaggio fuori la sua casa in legno, posta sulle rive di un placido lago mentre mi indica la presenza di una sedia vuota accanto a lui, da occupare un giorno per tornare di nuovo insieme come ai vecchi tempi, ma fino ad allora so in cuor mio che avrò un angelo custode in più che mi fa da guida e che mi sta già indicando la rotta maestra da seguire per conseguire i miei obiettivi di vita e per migliorare la salute della Regione in cui vivo, l’Abruzzo, il suo Abruzzo che amava così tanto per la bellezza incontaminata delle sue montagne, della bellezza dei "paesaggi da cartolina", come amava definirli. Aspettami mio caro, mentre cercherò il tuo spirito tra le montagne che tanto amavi. Intanto goditi il meritato riposo che per me c’è ancora tempo prima di raggiungerti, ma sono certo un giorno torneremo a parlare e a giocare a carte come quando venivi nelle festività a casa Brancaccio, contaci! Grazie di cuore di essere esistito, sono fiero di essere stato tuo nipote.
Carmine nostro ora sta dormendo e sta sognando, per cui…. non svegliamolo. Ciao Nonno!
Il tuo nipotone,
Alessio