Antonio Salandra

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NATO IL 13-08-1853
MORTO IL 09-12-1931
Italia Antonio Salandra (Troia, 13 agosto 1853 – Roma, 9 dicembre 1931) è stato un politico italiano, Presidente del Consiglio dei ministri dal 21 marzo 1914 al 18 giugno 1916. Docente universitario. Nel 1886 fu eletto per la prima volta deputato alla Camera del Regno (XVI legislatura) nel collegio di Foggia e sempre rieletto fino ala XXVII legislatura
Pubblicato il 02/10/2015


Antonio Salandra (Troia, 13 agosto 1853 – Roma, 9 dicembre 1931) è stato un politico italiano, Presidente del Consiglio dei ministri dal 21 marzo 1914 al 18 giugno 1916.

Biografia
Docente universitario. Nel 1886 fu eletto per la prima volta deputato alla Camera del Regno (XVI legislatura) nel collegio di Foggia e sempre rieletto fino ala XXVII legislatura. Nel 1891 fu sottosegretario alle finanze nel governo Di Rudinì e ancora nel III e IV governo Crispi fino al 1896. Diviene ministro dell'agricoltura, industria e commercio nel II governo Pelloux dal 1899 al 1900.

Nel 1901 fonda, insieme all'ex ministro (all'epoca) Sidney Sonnino, un nuovo quotidiano a Roma: il Giornale d'Italia.
Tornò al governo nel 1906 nel I e II governo Sonnino come Ministro delle finanze e poi del tesoro.

Presidente del consiglio
Salandra, un conservatore, divenne presidente del consiglio dei ministri nel marzo 1914, dopo la caduta del governo di Giovanni Giolitti, e scelto dallo stesso Giolitti che ancora guidava la maggioranza in parlamento. Decise di mantenere l'Italia neutrale (31 luglio 1914), ma nei mesi successivi, e specialmente dopo il rimpasto governativo del novembre (che portò al ministero degli esteri Sidney Sonnino), si distaccò ben presto da Giolitti sulla questione della partecipazione italiana alla prima guerra mondiale. Mentre Giolitti era schierato a favore della neutralità, Salandra e il suo ministro degli esteri Sonnino, appoggiavano l'intervento a fianco della Triplice Intesa, e sono responsabili dell'entrata in guerra dell'Italia, nonostante l'opposizione della maggioranza del parlamento (vedi Neutralità italiana nel primo anno di guerra) e la mancanza di fondi. La guerra costava e dato che le entrate non erano sufficienti, l'enorme costo venne pagato con l'accensione di debiti. In primo luogo aprendo un debito pubblico di circa 20 miliardi di lire e poi prestiti esteri, nei confronti della Gran Bretagna (pari a 611 milioni di sterline) e degli Stati Uniti (pari a 1648 milioni di dollari)


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