Valentino Mazzola

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NATO IL 26-01-1919
MORTO IL 04-05-1949
Italia Football pictogram.svg Valentino Mazzola è stato un calciatore italiano, di ruolo attaccante e centrocampista. Considerato tra i più grandi numeri 10 della storia del calcio e, secondo alcuni, il migliore calciatore italiano di tutti i tempi, Mazzola fu capitano e simbolo del Grande Torino, la squadra riconosciuta come la più forte al mondo nella seconda metà degli anni '40, 
Pubblicato il 03/09/2012


Postato il 04/05/2023

Se potessi rivederti tra un anno farei tanti gomitoli di mesi. Se l’attesa fosse di secoli li conterei sulla mano. E se sapessi che finita questa vita, la mia e la tua proseguiranno insieme , getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l’eternità (Emily Dickinson)
Infinita Memoria
Postato il 04/05/2022

Se potessi rivederti tra un anno farei tanti gomitoli di mesi. Se l’attesa fosse di secoli li conterei sulla mano. E se sapessi che finita questa vita, la mia e la tua proseguiranno insieme , getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l’eternità (Emily Dickinson)
Infinita Memoria
Postato il 04/05/2021

Se potessi rivederti tra un anno farei tanti gomitoli di mesi. Se l’attesa fosse di secoli li conterei sulla mano. E se sapessi che finita questa vita, la mia e la tua proseguiranno insieme , getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l’eternità (Emily Dickinson)
Infinita Memoria
Postato il 04/05/2020

Se potessi rivederti tra un anno farei tanti gomitoli di mesi. Se l’attesa fosse di secoli li conterei sulla mano. E se sapessi che finita questa vita, la mia e la tua proseguiranno insieme , getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l’eternità (Emily Dickinson)
Infinita Memoria
Postato il 04/05/2019

“Un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda.” (Ugo Foscolo)
Infinita Memoria
Postato il 19/11/2018

GRANDE CAPITANO
Fabrizio pautasso
Postato il 04/05/2018

“Una lacrima per i defunti evapora. Un fiore sulla loro tomba appassisce. Una preghiera per la loro anima la raccoglie Iddio” (infinitamemoria)
Infinita Memoria
Postato il 04/05/2017

Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio. (Papa Francesco)
Infinita Memoria
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Valentino Mazzola (Cassano d'Adda, 26 gennaio 1919 – Superga, 4 maggio 1949) è stato un calciatore italiano, di ruolo attaccante e centrocampista.
Considerato tra i più grandi numeri 10 della storia del calcio e, secondo alcuni, il migliore calciatore italiano di tutti i tempi, Mazzola fu capitano e simbolo del Grande Torino, la squadra riconosciuta come la più forte al mondo nella seconda metà degli anni '40, con cui vinse cinque campionati, e capitano della Nazionale italiana, per un biennio.
Si fece conoscere durante il periodo di militanza al Venezia, allorché iniziò a giocare da mezzala sinistra, posizione che conservò per tutta la sua carriera e che gli consentì di espandere la sua fama oltre i confini italiani, al punto di venire considerato, nelle sue ultime stagioni, il più forte d'Europa nel suo ruolo. Morì all'età di trent'anni nella tragedia di Superga

Biografia
Valentino Mazzola nacque a Cassano d'Adda, nel Ricetto, un quartiere di case dimesse. La sua famiglia era molto modesta; il padre Alessandro era operaio all'ATM e morì nell'agosto 1940 investito da un camion. La madre si chiamava Leonina Ratti, mentre i nomi dei suoi quattro fratelli erano Piero, Silvio, Carlo e Stefano. Ebbe un'infanzia disagiata; nel 1929, a causa della Grande depressione, il padre fu licenziato, così Valentino, per aiutare la famiglia, cominciò a lavorare l'anno seguente, quando aveva appena terminato la prima classe della scuola di avviamento, trovando impiego prima come garzone di un fornaio, poi, a quattordici anni, al linificio di Cassano d'Adda
Nell'estate 1929, all'età di dieci anni, gettandosi nelle acque del fiume Adda, salvò la vita ad un suo compaesano di quattro anni più giovane che stava annegando: si trattava di Andrea Bonomi, futuro calciatore e capitano del Milan. Tifoso juventino in giovane età, era soprannominato Tulen per l'abitudine di prendere a calci le vecchie latte: era solito farsi tutto il tragitto di andata e di ritorno tra casa e linificio calciandone una. Quando giocava nella squadra del suo quartiere, la Tresoldi, venne notato da un suo compaesano appassionato di calcio, che lavorava come collaudatore allo stabilimento dell'Alfa Romeo di Arese, grazie al quale ottenne un posto nella squadra aziendale e un nuovo lavoro da meccanico.
Nel 1939 venne chiamato alle armi nella Regia Marina, destinazione la Capitaneria di Porto di Venezia; passò qualche mese in nave, a bordo del cacciatorpediniere Confienza, e successivamente venne spostato alla Compagnia del Porto. A Venezia conseguì la licenza elementare, frequentando una scuola serale.
Valentino Mazzola era una persona riservata, chiusa e di poche parole. Il 15 marzo 1942 si sposò con Emilia Ranaldi, dalla quale ebbe due figli, entrambi calciatori: Sandro — che militò nell'Internazionale e in Nazionale — e Ferruccio (il cui nome fu scelto in onore dell'allora presidente del Torino Ferruccio Novo), nati rispettivamente nel 1942 e 1945. A Torino viveva in un piccolo appartamento di via Torricelli 66. Lavorando al Lingotto e facendosi segnalare dalla FIAT come operaio fondamentale alla produzione bellica, non partecipò direttamente alla seconda guerra mondiale. Anche se i loro stipendi erano molto buoni, se non ritenuti esagerati, rispetto alle paghe normali, all'epoca i calciatori non erano considerati ufficialmente professionisti e svolgevano tutti altre attività; nel periodo successivo alla guerra Mazzola a Torino aveva un negozio di articoli sportivi, dove vendeva soprattutto palloni che fabbricava personalmente.
Valentino Mazzola, che si definiva certosino, conduceva una vita ritirata, anteponendo il calcio a tutto il resto. Il suo massimo svago era qualche partita alla bocciofila vicino casa. Aveva l'abitudine di annotarsi tutto, sia per quanto riguardava la vita professionale che la sfera privata. Era molto rigoroso e meticoloso negli orari ed esigeva lo stesso trattamento dagli altri; fu questo il motivo principale del distacco dalla prima moglie, che non era più disposta ad attenersi a una ferma disciplina. Separatosi nell'autunno 1946, il 20 aprile 1949 sposò nel Rathaus di Vienna la diciannovenne Giuseppina Cutrone, aspirante Miss] Il 4 maggio 1949, pochi giorni dopo le sue seconde nozze, perì nella tragedia di Superga, sciaguratamente, come egli stesso pensava che sarebbe morto a causa della guerra o per una disgrazia;[29] un segno del destino, considerata la sua paura di volare

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