Umberto Terracini

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NATO IL 27-07-1895
MORTO IL 06-12-1983
Italia Umberto Elia Terracini (Genova, 27 luglio 1895 – Roma, 6 dicembre 1983) è stato un politico e antifascista italiano, presidente dell'Assemblea costituente e dirigente - sempre in posizione di autonomia critica - del Partito Comunista Italiano.


Pubblicato il 29/09/2015


Postato il 29/09/2015

« L'Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore. » (Umberto Terracini)
Mauro Coccia
Umberto Elia Terracini (Genova, 27 luglio 1895 – Roma, 6 dicembre 1983) è stato un politico e antifascista italiano, presidente dell'Assemblea costituente e dirigente - sempre in posizione di autonomia critica - del Partito Comunista Italiano. Numerose furono le volte in cui Terracini criticò frontalmente le decisioni del comitato centrale comunista: nel 1924 fu contrario, a seguito dell'assassinio di Giacomo Matteotti, alla svolta dell'Aventino; nel 1939 criticò l'alleanza tra Adolf Hitler e Stalin e fu per questo sospeso dal partito; negli anni settanta fu contrario al compromesso storico e successivamente fu favorevole ad una politica più vicina alle posizioni di Israele. Ha collaborato con la rivista Il Calendario del Popolo.

Biografia
Origini familiari e formazione politica
Umberto nacque a Genova da Jair Terracini e Adele Segre, entrambi ebrei di origine piemontese. I nonni paterni erano commercianti ambulanti di panni, che operavano nei mercati della provincia astigiana. Con il tempo, il lavoro e il risparmio, erano riusciti a sviluppare un'attività fiorente abbastanza da permetter loro di allestire, in un palazzo della vecchia Genova, un grande negozio di tessuti, fornito di ampio magazzino, da loro gestito con la collaborazione dei figli e di alcuni commessi.
In questa famiglia benestante, Jair Terracini aveva cercato di seguire altre strade: unico tra i fratelli, si era laureato in ingegneria civile per dedicarsi alla libera professione, nella quale tuttavia non aveva avuto successo ed era perciò ritornato a curare gli affari della "ditta Terracini". Morì prematuramente nel 1899, lasciando i tre figli Amadio, Umberto e Margherita con la moglie Adele, i quali si trasferirono a Torino, in una casa di via Accademia Albertina, dove la vedova avrebbe potuto contare, nei casi di estrema necessità, sull'assistenza della famiglia di origine, appartenente alla borghesia benestante. La loro fu la povertà decorosa e orgogliosa dei buoni borghesi decaduti, salvaguardata dalla modesta rendita della dote di Adele, costituita da titoli di Stato.

Completati gli studi elementari, Umberto frequentò la scuola ebraica, i cui programmi corrispondevano a quelli ministeriali, salvo l'aggiunta dello studio della lingua e della storia d'Israele: non ricavò, né dalla famiglia, né dalla scuola, alcun interesse religioso, pur frequentando regolarmente la sinagoga. In una casa nella quale scarsi erano i libri e di poco valore, crescendo, per procurarsi delle letture, iniziò a frequentare la Biblioteca civica, avvicinandosi ai romanzi popolari degli autori che allora godevano di particolare fortuna: Victor Hugo, Edmondo De Amicis, Émile Zola, Eugène Sue.

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