Antonio Russo

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NATO IL 03-06-1960
MORTO IL 16-10-2000
Italia Antonio Russo (Chieti, 3 giugno 1960 – Tbilisi, 16 ottobre 2000) è stato un giornalista italiano, ucciso in circostanze misteriose nei pressi della città georgiana di Tbilisi. Lavorava come inviato per Radio Radicale.
Pubblicato il 30/10/2016


Postato il 28/02/2022

Ti ho scoperto oggi. Grazie per ciò che hai fatto, sei stato un uomo straordinario e si dovrebbe parlare di te molto di più. Spero che un giorno la verità sia rivelata
Antonio Salzano
Postato il 16/10/2020

Oggi 20 anni fa ci lasciavi. Ricordo ancora il tuo ultimo collegamento con Radio Radicale con l'immenso Massimo Bordin. Non esistono parole per ricordarti così com'eri, a viso aperto e con le uniche tue armi: la tua telecamera ed il telefono satellitare. Con loro hai raccontato le nefandezze, le bugie del potere e le offese alla Libertà. Ci manchi amico mio. Oggi più che mai! Riposa in Pace!
Germano D'Aurelio, Nduccio
Postato il 30/10/2016

Antonio... dopo due o tre mesi di vita cittadina, scalpitava per andare altrove. Era sempre di passaggio. In Ruanda e Burundi durante i massacri hutu e tutsi; in Algeria, quando uomini, donne e bambine venivano sgozzati; a Sarajevo, quando i cecchini freddavano i civili al mercato. non ha mai voluto vendere il materiale che aveva raccolto e consegnato al Tribunale ad hoc sulla ex-Jugoslavia, per documentare la pulizia etnica dei generali di Milosevic. Antonio Russo non apparteneva all’ordine dei giornalisti: era un free-lance. Molto free. Il suo linguaggio scarno e crudo lo teneva lontano da ogni compiacimento: non c’era alchimia, non c’era narcisismo. Orgoglio sì, e tanto». Che Dio ti abbia in Gloria
Emanuela De Gregori
Antonio Russo (Chieti, 3 giugno 1960 – Tbilisi, 16 ottobre 2000) è stato un giornalista italiano, ucciso in circostanze misteriose nei pressi della città georgiana di Tbilisi. Lavorava come inviato per Radio Radicale.

Biografia
Russo è stato per molti anni freelance e reporter internazionale di Radio Radicale. Tra le sue corrispondenze quelle dall'Algeria, durante gli anni della repressione, dal Burundi e dal Ruanda, che hanno documentato la guerra nella regione dei grandi laghi, e poi dall'Ucraina, dalla Colombia e da Saraievo. Russo fu inoltre inviato di Radio Radicale in Kosovo, dove – unico giornalista occidentale presente nella regione durante i bombardamenti NATO – rimase fino al 31 marzo 1999 per documentare la pulizia etnica contro gli albanesi cossovari. Nel corso di quelle settimane collaborò anche con altri media e agenzie internazionali. In quell'occasione fu protagonista di una rocambolesca fuga dai rastrellamenti serbi, unendosi a un convoglio di rifugiati kosovari diretto in treno verso la Macedonia.

Il convoglio si fermò durante il percorso e Antonio Russo raggiunse Skopje a piedi: di lui non si ebbero notizie per due giorni, nei quali lo si diede per disperso. Fu ucciso nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2000 in Georgia, dove si trovava in qualità di inviato di Radio Radicale per documentare la guerra in Cecenia. Il suo corpo venne ritrovato, con segni di tortura, ai bordi di una stradina di campagna a 25 km da Tbilisi. Perquisita dalla polizia georgiana, la sua abitazione fu ritrovata in soqquadro, mentre il telefono satellitare, il computer, la videocamera, e il materiale da lui raccolto sugli eccidi in Cecenia era stato sottratto. Le indagini della procura di Roma e della Digos, supportate anche da fonti del quotidiano The Observerer, dell'Ansa[6] e del Corriere della Sera, collegarono l'omicidio di Russo con le sue scoperte giornalistiche.
Aveva infatti cominciato a trasmettere in Italia notizie circa la guerra, e aveva parlato di una videocassetta contenente torture e violenze dei reparti militari russi ai danni della popolazione cecena. Secondo alcuni suoi conoscenti, Russo aveva raccolto prove dell'utilizzo di armi illegali contro bambini ceceni, con pesanti accuse di responsabilità del governo di Vladimir Putin.[9] Giornalista freelance, non si era mai iscritto all'ordine dei giornalisti italiano per la sua contrarietà a questa organizzazione, condivisa con il gruppo dei radicali italiani di cui faceva parte. Nel 2001 gli è stato assegnato postumo il premio Saint Vincent di giornalismo. Un premio giornalistico a suo nome è dedicato alla sua memoria.


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